Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 12 dicembre 2005 La Camera dei Deputati ha approvato nei giorni scorsi, con 293 voti favorevoli e 189 contrari, il Disegno di legge di conversione del Decreto anti-evasione fiscale e in materia finanziaria che, grazie a un emendamento, ha anche introdotto un comma sulla liberalizzazione della caccia agli ungulati, materia totalmente estranea alla normativa fiscale. Così recita il nuovo testo: “Le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, sentito il parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica o, se istituiti, degli istituti regionali, possono, sulla base di adeguati piani di abbattimento selettivi, distinti per sesso e per classi di età, regolamentare il prelievo di selezione degli ungulati appartenenti alle specie cacciabili anche al di fuori dei periodi e degli orari di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157”. A prima vista, regioni e province potranno dunque consentire la caccia in qualunque periodo dell’anno. Si tratta ad avviso di chi scrive di un “papocchio” giuridico: non solo viene inserita in una legge collegata alla finanziaria una norma che riguarda una materia, la caccia, del tutto estranea ed inconciliabile, ma per di più l’emendamento è stato formulato in maniera palesemente illegittima e risulta viziato da elementi di incostituzionalità. La Corte Costituzionale proprio in materia di periodi di caccia agli ungulati aveva infatti bocciato e dichiarato incostituzionale la legge della Provincia autonoma di Trento che consentiva la caccia anche in periodi superiori a quelli stabiliti dalla legge statale n. 157 del 1992, affermando che spetta solo allo Stato e non alle Regioni la disciplina del calendario venatorio. A parte le considerazioni di natura strettamente giuridica in rapporto alla nota sentenza della Corte costituzionale, la possibilità di estendere il periodo di caccia ben oltre il periodo oggi previsto contrasta con almeno due dei motivi che hanno indotto il legislatore a suo tempo a limitare il periodo di caccia. In primo luogo la conservazione della fauna postula che gli animali siano lasciati “in pace” nel proprio habitat naturale quanto più a lungo possibile, senza interferenze o stress che certamente la presenza di “predatori innaturali” provoca. In secondo luogo la stragrande maggioranza dei fruitori di boschi e foreste – oltre agli abitanti naturali di cui si è detto sopra, anche turisti, escursionisti, raccoglitori di funghi, ecc. - non amano frequentarli durante i periodi venatori o comunque, se lo fanno, non sono certamente tranquilli e rilassati. Ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per conoscere 1. come intenda operare la Provincia Autonoma di Trento alla luce della nuova disposizione di legge a livello nazionale; 2. se nella definizione dei nuovi calendari venatori la Provincia intenda coinvolgere fin da subito, in maniera finalmente aperta e costruttiva, anche le associazioni protezioniste operanti nella comunità trentina stante che la fauna selvatica è un bene collettivo. Cons. prov. dott. Roberto Bombarda |
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